Per il Monte dei Paschi e Carige lo stress vero è cominciato stamattina a Piazza Affari dove i titoli in apertura non sono riusciti ad accedere agli scambi segnando cali teorici di oltre 15 punti percentuali. Cali che sono stati poi ampliati nel corso della seduta con ripetute sospensioni al ribasso e, nel caso di Mps, nonostante il divieto di vendite allo scoperto imposto dalla Consob per la seduta di oggi e domani. Poco prima di pranzo le azioni del Monte sono state nuovamente congelate dopo aver subìto un crollo del 20% a 0,79 euro.
La tragedia era annunciata, considerati i risultati impietosi dei test della Banca Centrale Europea: il Monte ha bisogno di rafforzare il capitale per 2,11 miliardi, Carige per 814 milioni di euro. Ma è la situazione senese a destare le maggiori preoccupazioni anche perché il cosiddetto shortfall è stato superiore alle attese del mercato. I vertici di Rocca Salimbeni ora avranno entro due settimana per spiegare alla Bce e alla Banca d’Italia come intendono colmare il deficit di capitale. Intanto la banca ha nominato Ubs e Citi "advisor finanziari per definire, strutturare, implementare azioni di mitigazione, nonché valutare tutte le opzioni strategiche a disposizione".
Le strade sono essenzialmente due: un nuovo aumento di capitale (dopo quello da 5 miliardi chiuso l’estate scorsa) o il matrimonio con un’altra banca. La prima sembra inevitabile, secondo il parere della maggior parte degli analisti, mentre una fusione implica tempi troppo lunghi. La Fondazione Mps, da parte sua, ha ricordato di considerare strategico l'investimento nella banca. E secondo indiscrezioni circolare in ambienti finanziarie, l’ente guidato da Marcello Clarich sarebbe pronto a mettere sul piatto 50 milioni di euro facendo la sua parte insieme agli alleati – nel patto di sindacato sul 9% del capitale del Monte – dei due fondi stranieri Fintech e Btg. Gli stessi soci sudamericani ora vogliono capire perché a suo tempo il management non aveva stimato per la ricapitalizzazione una cifra superiore ai 5 miliardi e puntano anche a giocare un ruolo nella scelta del consorzio di garanzia necessario all’eventuale nuovo aumento.
Da Francoforte e anche da Banca d’Italia sarebbe invece partita una moral suasion evidente per considerare a breve un'ipotesi di aggregazione. Ma chi potrebbe essere la promessa sposa considerate le notevoli dimensioni dell'istituto e la difficoltà che la banca sta incontrando nel recuperare redditività? Fra i candidati è spuntato nome di Ubi che può contare su 1,761 miliardi di eccedenza di capitale ma il consigliere delegato del gruppo lombardo, Victor Massiah, ha subito messo le mani avanti: "Premesso che non vi è alcun dossier aperto, e che nel caso sarebbe Ubi a scegliere, il gruppo ha una storia di creazione di valore. Butta i propri soldi chi specula su una modifica di questa strategia", ha precisato Massiah in mattinata. Altri rumors dalla toscana puntano invece il dito sulla Cassa di Risparmio di Firenze controllata da Intesa Sanpaolo. Va fatto notare che sia Ubi sia la cassa fiorentina rientrano comunque nell’orbita del dominus di Intesa, Giovanni Bazoli che aveva parlato nei giorni scorsi proprio di possibili matrimoni, in caso di bocciature evidenti nei test. E secondo fonti finanziarie a influenzare le prossime mosse del risiko bancario sarà proprio Intesa.
Acque agitate anche in Carige: la Fondazione è determinata a votare contro l'aumento da 500 milioni, deciso ieri dal cda (voto unanime, solo il rappresentante delle coop avrebbe avuto da ridire) per colmare la carenza di capitale di 814 milioni e a votare anche un'azione di responsabilità contro il vertice. Nel frattempo, Mediobanca si è impegnata a per garantire un aumento fino a 650 milioni di euro, una somma più alta per coprire il rischio che la vendita delle due assicurazioni al fondo Apollo possa saltare. Ieri pomeriggio c'è stato un vertice fra le parti, nel corso del quale l'acquirente avrebbe manifestato l'intenzione di chiedere lo sconto a 250 milioni. Oltre alle polizze, Genova vuol vendere Creditis, Banca Cesare Ponti e fondere le Casse di Savona e Carrara nella capogruppo. Nel futuro dell'istituto genovese però potrebbe avere un ruolo il numero uno di Investindustrial, Andrea Bonomi, che sarebbe disponibile a partecipare alla ricapitalizzazione, ma come aveva già fatto nella scorsa primavera, porrebbe alcune condizioni: in primis quella di diventare il socio principale e quindi nominare la governance. Evitando così di ricadere in un nuovo “Vietnam” come quello vissuto nella Popolare di Milano. L’eventuale ingresso di Bonomi – che oggi è però impegnato sul delicato dossier Club Med - potrebbe inoltre liberare la strada all’arrivo di altri investitori, magari genovesi. Un recente report di Deutsche Bank, infine, ventila un intervento di Ubi che permetterebbe alla popolare di espandersi in una regione dove la sua presenza attraverso il Banco di San Giorgio è ancora ridotta.
Quel che è certo finora è che Mps e Carige sono arrivate entrambe al verdetto degli stress test europei dopo aver fatto i conti con un sistema alterato dall’intreccio perverso tra politica e banche. Giuseppe Mussari a Siena e Giovanni Berneschi a Genova. E non è un caso se entrambi hanno avuto un ruolo al vertice dell'ABI (l’associazione dei banchieri) nello stesso periodo. Sia Mps che Carige hanno intrapreso in passato strade espansionistiche disastrose. Incrociando anche le proprie strade: nel gennaio del 2010, durante la gestione Mussari, il Monte aveva ceduto anche 22 sportelli a Carige per 130 milioni di euro.
Da Investire Oggi
Fusione MPS Ubi Banca? Victor Massiah la esclude categoricamente
L’esito degli stress test su Monte dei Paschi ha rilanciato uno di quei rumors che rappresentano una sorta di leitmotive nelle discussioni in seno alla comunità finanziaria. Siamo parlando della mai tramontata (ma anche mai provata) ipotesi di fusione tra Monte dei Paschi e Ubi Banca. Ebbene, dopo neppure due ore dall’avvio degli scambi, immediatamente è arrivata la prese di posizione dell’amministratore delegato di Ubi Banca, Victor Massiah. Il manager ha escluso una possibile fusione con Monte dei Paschi di Siena.
Ubi Banca a Piazza Affari sta segnando un calo del 2,3% mentre MPS, dopo essere stata riammessa alle contrattazioni, è nuovamente finta in asta di volatilità e in questo momento sta segnando un teorico -17% (MPS e Banca Carige nel tritacarne dopo esito stress test).