MPS: Possibile altro maxi aumento
Previsioni nere a Siena
Non ho paura di nulla”. Sono state queste le prime parole del nuovo presidente della Fondazione Mps, Marcello Clarich, nominato l’11 agosto. Cosa dovrebbe temere il professore della Luiss che ha preso il posto di Antonella Mansi al timone di Palazzo Sansedoni? E quali sfide lo attendono nel Monte dei Paschi di cui l’ente possiede ancora il 2,5%? IL RIAFFACCIARSI di antichi appetiti di potere locali e gli scontri sulla scelta del nuovo vertice della Fondazione durati oltre due mesi hanno rallentato, se non compromesso, la rottura definitiva con il passato che ha portato sull’orlo del fallimento la Fondazione, poi salvata dall’intervento di investitori stranieri come Fintech e Btg Pactual alleati dell’ente nel patto di sindacato che oggi controlla il 9% di Mps. Quanto alla banca, nonostante le pesanti pulizie di bilancio per cancellare “l’effetto Mussari” dai conti, i risultati stentano ancora a decollare e il gruppo guidato da Alessandro Profumo e Fabrizio Viola ha chiuso l’ultimo semestre in rosso per 352 milioni.
Scongiurata la nazionalizzazione anche grazie all’ultimo aumento di capitale da 5 miliardi, oggi il futuro di Rocca Salimbeni è in mano al mercato.
Ed è sulla tenuta patrimoniale, nonché sull’andamento del titolo in Borsa, che si deciderà anche il ruolo degli attuali azionisti. Soprattutto di quei fondi stranieri che hanno scommesso sul Monte.
Gli analisti sono perplessi: quelli di Banca Imi stimano un aumento della perdita netta nel 2014 da 445 a 621 milioni e hanno ridotto il prezzo obiettivo sul titolo Mps da 1,5 a 1,15 euro alla luce di conti trimestrali “molto deboli” e delle sorprese negative sul fronte degli accantonamenti. All’orizzonte, dunque, si addensano nuove nubi e fonti finanziarie non escludono l’ipotesi di un ulteriore aumento di capitale da 1 a 2 miliardi che potrebbe rendersi necessario fra qualche mese. Anche per questo motivo Btg e Fintech non avrebbero gradito il rallentamento nella nomina dei due rappresentanti del patto nel consiglio di amministrazione del Monte che ancora non è stata fatta.
L’avvicendamento prima della fine dell’estate diventa inoltre essenziale per gli azionisti stranieri, già preoccupati del cambio di presidenza in Fondazione, in vista del rinnovo dell’intero cda fissato per aprile 2015. Anche perché tra i soci del Monte potrebbe spuntare una nuovo polo di azionisti, alternativo al patto, che si aggirerebbe intorno all’11-12% del capitale. NONOSTANTE questo scenario, qualche deputato della Fondazione il giorno stesso delle nomine ha dichiarato che ora è il tempo di tornare a parlare di erogazioni.
Chissà cosa ne pensa Clarich che dovrà anche mettere mano alla ristrutturazione di alcune partecipate dell’ente a cominciare dalla Sansedoni, la spa immobiliare che chiuderà in rosso anche il 2013. Infine: se il Monte dovesse davvero chiedere altri soldi ai soci con l’ennesimo aumento di capitale miliardario, dove prenderà le risorse il nuovo presidente “senza paura” della Fondazione?