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Mps, si va allo scontro

Un rinvio dell'operazione, secondo il cda, "potrebbe comportare una perdita significativa del valore dell’investimento per gli azionisti esistenti".

Mps, si va allo scontro

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Il Messaggero - che ringraziamo - esprime il pensiero dell' autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di questo sito, che rimane autonoma e indipendente.


ROMA (WSI) - A Siena si va allo scontro. Il consiglio di amministrazione del Monte dei Paschi ha accolto la proposta della Fondazione di inserire all'ordine del giorno dell'assemblea degli azionisti del 27 dicembre (la più probabile delle tre scadenze indicate nella convocazione) la richiesta di rinviare a maggio l'aumento di capitale da 3 miliardi, ma non ha fatto alcun passo indietro e ha ribadito: l'operazione va fatta subito, lo slittamento potrebbe costare alla banca 120 milioni.

Il consorzio di garanzia, formato da quindici grandi banche d'affari internazionali, argomenta il vertice dell'istituto in un documento pubblicato sul sito dell'istituto, è già formato ed è solido e la relativa stabilità macroeconomica e politica del momento favoriscono il lancio dell'operazione entro gennaio. Una tempistica che consentirebbe il rimborso nei prossimi mesi del 70% degli aiuti di Stato, con benefici anche sul costo della raccolta della banca.

Dunque sarà battaglia fra l'ente azionista presieduto da Antonella Mansi, che preme per rinviare l'iniezione di mezzi freschi a primavera, sperando nel frattempo di trovare un compratore per la sua quota di controllo nell'istituto senese, e il vertice della banca guidato da Alessandro Profumo che nero su bianco al termine del consiglio di amministrazione riunitosi oggi ripete: l'aumento «dovrebbe essere perseguito come massima priorità minimizzando il rischio di esecuzione». E poi sottolinea: «Una risoluzione positiva dell’aumento a gennaio avrebbe un riflesso positivo su tutta la città di Siena e sulla Toscana visto il forte peso della Banca sull’economia e sull'occupazione nei territori circostanti».

Lo scenario. La principale priorità per la Banca - sostiene nel lungo documento il cda di Mps - è rappresentata dal raggiungimento dell’obiettivo di ricapitalizzazione in linea e nei tempi previsti dagli impegni con la Commissione Europea. Un rinvio, anche di pochi mesi, è l'opinione del vertice dell'istituto, potrebbe invece "mutare lo scenario di riferimento attuale, pregiudicando un interesse generale di tutti gli azionisti e della Banca» al solo scopo di conseguire un obiettivo probabilmente cruciale per la Fondazione, ma certamente non essenziale per la banca ed i suoi azionisti.

L'attacco alla Fondazione. Commenta un consigliere che ha partecipato alla riunione: «Sebbene non sia compito del consiglio di amministrazione entrare nel merito delle strategie e delle scelte degli azionisti, si ritiene che la Fondazione abbia già goduto di un congruo periodo per elaborare e raggiungere una soluzione sia per la cessione di parte del pacchetto azionario detenuto sia per la propria posizione debitoria». Inoltre, continua il consigliere, non è detto che «sia possibile trovare una soluzione differente in pochi mesi rispetto a quelle prospettate e disponibili fino ad oggi». Non solo. Recita ancora il documento: «L'aumento di capitale potrebbe anche rappresentare un importante evento di liquidità atto a favorire la negozibilità del titolo Mps con effetti positivi sugli azionisti attuali e prospettici».

I conti. Un rinvio dell'operazione, secondo i calcoli del cda, «potrebbe comportare una perdita significativa del valore dell’investimento per gli azionisti esistenti», e quindi anche per la Fondazione. Inoltre, lo slittamento dell'operazione «comporterebbe un costo addizionale certo significativo per la Banca e quantificato in almeno 120 milioni di euro ipotizzando l’avvio dell'aumento di capitale a maggio, costo che non sembra corretto allocare a tutti gli azionisti». Il via immediato all'aumento e il rimborso del 70% degli aiuti di Stato «garantirebbe - sostiene ancora il consiglio - importanti benefici sul costo della raccolta» dell'istituto, quantificabili in circa 800 milioni di euro all'anno.

Insomma, nessun rinvio. «Non appare opportuno rinunciare a elementi di ragionevole certezza oggi disponibili in luogo dell’alea fisiologicamente connessa all’andamento futuro dei mercati», si legge ancora nel comunicato. Se il clima dovesse tornare negativo infatti si rischierebbe di compromettere le possibilità di successo dell’aumento di capitale. Un rischio che Profumo e l'amministratore delegato Fabrizio Viola, a costo di mettersi contro l'azionista, non intendono assolutamente correre.