Fondazione: Aumento si, ma non prima del 12 maggio
Con una mossa a sorpresa la Fondazione chiede di spostare l’aumento di capitale della banca.
Dalla Gazzetta di Mantova
Mps, la Fondazione chiede di spostare
l’aumento di capitale della banca
Con una mossa a sorpresa, sebbene annunciata ma non in termini così risoluti, la Fondazione del Montepaschi ha chiesto ufficuialmente il rinvio di tre mesi dell’aumento di capitale di tre miliardi di euro necessari per risanarla e per evitare la nazionalizzazione. Lo scontro è durissimo e i mercati si stanno convicendo che il salvataggio di Mps diventi ancora più problematico
La Fondazione Mps impone il proprio diktat al Montepaschi: il maxi-aumento di capitale da 3 miliardi deve essere fatto tre mesi dopo (entro il 12 maggio), altrimenti l'operazione salta. A quarantotto ore dall'ultima riunione della deputazione amministratrice (4 dicembre ), l'ente presieduto da Antonella Mansi gioca le sue carte e, con una mossa a sorpresa, deposita nella sede della banca di Rocca Salimbeni una richiesta d'integrazione dell'ordine del giorno dell'assemblea straordinaria del 27 dicembre, con cui obbliga di fatto di posticipare l'esecuzione della ricapitalizzazione entro la fine del secondo trimestre.
«La Fondazione - ha annunciato l'ente a mercati chiusi - voterà a favore dell'aumento ma chiederà che l'assemblea nello stesso tempo voti a favore della sua nuova proposta di spostarne l'esecuzione nel secondo trimestre del 2014» e «se venisse tenuta ferma la proposta di eseguire l'aumento nel primo trimestre il voto sarà contrario».
Palazzo Sansedoni, che ha ribadito di essere «assolutamente favorevole» all'operazione richiesta dalla Commissione Europea e garantita in toto da un folto consorzio di banche guidate da Ubs, riconosce che varare adesso l'aumento sarebbe troppo rischioso per sé stessa. «L'interesse della Fondazione ad un suo equilibrato e graduale processo di dismissione appare senza dubbio coerente con l'interesse sociale perseguito dalla banca», ritiene l'ente. Obiettivo della Mansi, dunque, è guadagnare altro tempo per trovare un acquirente.
Scenario che finora non si è verificato e che con una ricapitalizzazione alle porte risulta ancora più difficile da realizzarsi visto che per un investitore è molto più conveniente entrare nel capitale della banca approfittando del maxi-sconto dell'aumento di capitale (si dice a 5 centesimi per azione contro l'attuale prezzo espresso in Borsa di 16 centesimi). Insomma, il salvataggio del Montepaschi è sempre più a rischio, così come la sopravvivenza del suo maggiore azionista con una quota pari al 33,5% della banca.
Se è vero infatti che la banca senza aumento di capitale rischia la nazionalizzazione a causa della 'tagliolà da 4 miliardi di Monti bond, al tempo stesso la Fondazione per effetto dell'imminente ricapitalizzazione dovrà dire definitivamente addio all'azionariato della sua banca. Due scenari che non sembrano convivere e che soltanto con l'atteso scontro all'assemblea di fine anno si conosceranno gli esiti di questa lotta alla sopravvivenza.
A tutto questo si aggiunge, infine, un altro aspetto inquietante: il valore di Mps a Piazza Affari, adesso inchiodato sui 16 centesimi per azione (in Borsa -2,98%). In virtù dell'accordo sul debito sottoscritto dalla Fondazione con le banche creditrici (un pool di 13 istituti capitanati da JpMorgan) se il titolo dovesse piombare sotto la soglia dei 12 centesimi, queste potrebbero decidere di escutere il pegno l'intera partecipazione posseduta dall'ente in Mps.
Un problema che rischia di diventare reale nei prossimi giorni visto il tracollo del titolo in Borsa delle ultime settimane scatenato proprio dall'incertezza sul salvataggio della banca. A gettare ulteriore benzina sul fuoco sono stati proprio oggi gli analisti di Goldman Sachs che hanno tagliato il target price su Rocca Salimbeni da 20 a 12 centesimi. Va ricordato che soltanto il 21 novembre Mps valeva 5 centesimi in più.
Da Il Giornale
Fondazione Mps, aut aut sull'aumento
Antonella Mansi, presidente dell'Ente che detiene la maggioranza della banca con il 33% del capitale, ed è quindi decisivo nell'assemblea del 27 dicembre, vuole un po' di tempo. Mentre il presidente della banca, Alessandro Profumo, vuole procedere subito all'inizio del 2014.
Ebbene, ieri la Fondazione ha fatto sapere che voterà a favore dell'aumento di capitale, ma chiederà che l'assemblea nello stesso tempo voti a favore della sua nuova proposta di spostarne l'esecuzione nel secondo trimestre del 2014. Viceversa, «se venisse tenuta ferma la proposta di eseguire l'aumento nel primo trimestre del 2014, il voto sarà contrario». Il che farebbe probabilmente saltare l'operazione, rendendo reale il rischio di un commissariamento della banca.
La Deputazione amministratrice della Fondazione, riunitasi il 4 dicembre, ha deliberato all'unanimità di esercitare il diritto di «integrazione dell'ordine del giorno dell'assemblea e di presentazione di nuove proposte di delibera». Così Mansi ha ieri presentato alla banca la relativa richiesta, accompagnata dall'apposita relazione dell'azionista proponente, così come stabilito dalla legge.
La proposta «è quindi volta esclusivamente a modificare la tempistica di esecuzione dell'aumento di capitale», che la banca auspica concludere entro il primo trimestre del 2014 e «che invece, a giudizio della Fondazione, dovrebbe essere posticipata di pochi mesi, ossia non prima del 12 maggio 2014».
Farlo prima sarebbe rischioso: «L'attuale e contingente situazione finanziaria dell'Ente, e la sua conseguente incapacità di esercitare, in tutto o in parte, i diritti di opzione, non potrebbero che rendere più complessa e rischiosa l'intera operazione».
A questo si aggiungono i problemi di mercato: il valore di Mps a Piazza Affari, (ieri in Borsa -3%) è ormai sui 16 cent. E in virtù dell'accordo sul debito sottoscritto dalla Fondazione con le banche creditrici (un pool di 13 istituti capitanati da JpMorgan) se il titolo dovesse piombare sotto la soglia dei 12 cent, queste potrebbero decidere di escutere il pegno l'intera partecipazione posseduta dall'Ente in Mps.
Un problema che rischia di diventare reale nei prossimi giorni visto il tracollo del titolo in Borsa delle ultime settimane, scatenato proprio dall'incertezza sul salvataggio della banca.