Profumo: ce la faremo da soli
Intesa Sanpaolo? Nessuna preclusione, valutiamo ogni opzione «Per noi la priorità resta di far quadrare il cerchio per tutti gli stakeholders, compresa la Fondazione» «Al governo chiediamo di allineare all'Europa la deducibilità fiscale dell...
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Profumo: «Ce la faremo da soli ma siamo aperti alle alleanze» Intesa Sanpaolo? Nessuna preclusione, valutiamo ogni opzione «Per noi la priorità resta di far quadrare il cerchio per tutti gli stakeholders, compresa la Fondazione» «Al governo chiediamo di allineare all'Europa la deducibilità fiscale delle perdite su crediti»
Alessandro Graziani
«Sappiamo che si tratta di un piano difficile da realizzare, ma ce la metteremo tutta. L'Unione Europea ci obbliga a realizzare in poco tempo una riorganizzazione che tutto il sistema bancario italiano sarà obbligato a fare nei prossimi anni. La priorità è riuscire a mantenere la banca autonoma, a beneficio di tutti gli stakeholders compresa la Fondazione Mps. La nazionalizzazione è l'ipotesi estrema, non rientra nei nostri obiettivi. Alleanze con altre banche? Siamo disponibili a valutare tutte le opzioni, in Italia e all'estero. Per ora non c'è nulla di concreto». Alessandro Profumo, attuale presidente di Mps, è il manager che ha guidato per 15 anni UniCredit dalla privatizzazione in poi. Paradossalmente, nei prossimi mesi, potrebbe essere il primo banchiere ad affrontare la nazionalizzazione di un istituto italiano.
Riuscirete a evitare che la banca finisca in mano allo Stato?
Il piano che abbiamo approvato è una sfida per tutti noi. Nessuno ha certezze, ma ce la metteremo tutta. In poco tempo, dovremo ridurre l'attivo di bilancio, tagliare i costi e aumentare il margine da servizi senza avere esposizione alla finanza. Diciamo che questo piano rappresenta per la banca il vero ingresso nel nuovo secolo.
Da oggi sarà il mercato a pronunciarsi, in attesa del lancio entro il 2014 dell'aumento di capitale da 2,5 miliardi. Prospettate un utile di 900 milioni al 2017, con un retourn on tangible equity (Rote) del 9%. Visti i dati di oggi, non è un libro dei sogni?
Sappiamo che la sfida è difficile, ma con l'amministratore delegato Fabrizio Viola siamo impegnati in un tentativo che crediamo possibile.
Aumentare il piano esuberi da 4.700 a 8.000 dipendenti non è il massimo...
Il piano di taglio dei costi che ci chiede la Ue è duro ma ormai è indiscutibile. Ribadisco che anche su questo fronte siamo costretti a fare in tempi brevi quello che tutti dovranno fare nei prossimi due-tre anni. Aggiungo che faremo i tagli senza nessun licenziamento, accompagnando gradualmente i dipendenti all'uscita entro il 2017.
L'aumento di capitale da 2,5 miliardi entro il 2014 vi pone davanti a tre alternative reali: pieno successo dell'operazione, nazionalizzazione dello Stato italiano, aggregazione con un'altra grande banca italiana o più probabilmente estera. Quale scenario ritiene più probabile?
Io continuo a credere che l'ipotesi più realistica sia il successo dell'aumento di capitale e del piano di rilancio in autonomia. Noi in banca lavoriamo per questo. Credo anche che si tratti dell'ipotesi migliore, non solo per la banca, ma per la città, per la Fondazione Mps, per i vari stakeholders e per l'Italia.
In caso di nazionalizzazione, la quota della Fondazione più o meno si azzerebbe. E l'ente resterebbe solo con i debiti. Nelle sue scelte, la banca terrà conto anche di questo?
Per noi la priorità è di far quadrare il cerchio nell'interesse di tutti gli stakeholders, tra cui la Fondazione.
È possibile che Mps, per evitare il maxi-aumento di capitale, vada verso un'aggregazione con una grande banca estera?
Io non posso escludere niente. Ma le posso dire che per il momento non si è fatto avanti nessuno.
Più facile che si faccia avanti un grande gruppo italiano? Intesa Sanpaolo ha già smentito interesse...
In generale dico che, se ci sono gruppi bancari interessati al 100% della banca, noi abbiamo il dovere di esaminare ogni proposta. Non abbiamo preclusioni verso nessuno.
Nella trattativa con la Ue sembra che il Governo non vi abbia aiutato granchè. Pensa che almeno a livello di sistema l'esecutivo Letta possa fare passi concreti per riattivare il credito alle imprese?
Per quanto riguarda la nostra vicenda, direi che ormai il piano ci costringe a guardare al futuro e lasciar perdere ogni discorso sul passato anche recente. Per il futuro mi sembra fondamentale per il sistema che il Governo, come giustamente evidenziato dalle inchieste de Il Sole 24 Ore, allinei al resto dell'Europa il meccanismo di tassazione delle perdite su crediti consentendone la deducibilità in un solo esercizio.
Teme che l'asset quality review condotta dalla Bce in vista della Vigilanza unica danneggi le banche italiane?
Mi auguro che si tenga conto del quadro delineato dall'ultimo bilancio del 2012, che già aveva evidenziato ingenti accantonamenti su crediti da parte delle banche italiane.
Una parte dei guai di Mps dipendono anche dalla maxi-esposizione ai BTp in portafoglio e dalla decisione dell'Eba di valutarli al mark-to-market. Crede che una ripresa del sistema-Paese porti benefici immediati alla banca su questo fronte?
Se lo spread col Bund decennale tedesco scendesse a 100, il nostro fabbisogno di capitale si ridurrebbe. Credo che questo scenario sia possibile, in un contesto di stabilità del Paese e di responsabilità di ogni parte politica. Ma per quanto ci riguarda dobbiamo essere realisti e guardare alle nostre tempistiche. L'aumento di capitale andrà fatto al massimo entro fine 2014. Ed entro quella data non potremo contare su aiuti dall'esterno. Il futuro dipende da noi. Sono sicuro che ce la faremo. © RIPRODUZIONE RISERVATA