Pronti a rivedere il Piano
Per la Commissione Ue infatti vanno tagliati anche gli stipendi dei manager (in primis quello dell'ad Fabrizio Viola). Per il resto dovrebbe essere confermato presto il taglio di circa 600 filiali, con 7mila esuberi.
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Profumo: pronti a rivedere il piano Mps
Sara Monaci
Non tutti i contenuti del piano industriale del Monte dei Paschi convincerebbero l'Europa. A questo, oltre che ai problemi di natura procedurale, sarebbe dovuto lo slittamento del voto in consiglio d'amministrazione chiesto da Bruxelles. Per la Commissione Ue infatti vanno tagliati anche gli stipendi dei manager (in primis quello dell'ad Fabrizio Viola). Per il resto dovrebbe essere confermato presto il taglio di circa 600 filiali, con 7mila esuberi. «Siamo a disposizione di ministero e commissione per apportare tutte le modifiche necessarie, non abbiamo eccezioni da sollevare sulle retribuzioni dei manager», ha detto il presidente di Mps Alessandro Profumo.
L'Ue attende anche un aumento di capitale da 2,5 miliardi da realizzare nel 2014, ma su questo punto ieri il sindaco di Siena Bruno Valentini, durante la presentazione del libro "Scandalo Salimbeni", ha detto di augurarsi che «l'aumento di capitale si realizzi il più tardi possibile per dare il tempo alla Fondazione Mps di sistemare prima la propria situazione debitoria». Cioè ripagare 350 milioni di debiti vendendo una quota di Mps.
Mentre a Siena inizia oggi il processo su una prima parte della maxi inchiesta su Mps, relativa al dossier sui prodotti finanziari occultati alla vigilanza, sale il numero di indagati del filone di indagine sull'acquisizione di Antonveneta. Da pochi giorni ha ricevuto un avviso di garanzia per ostacolo alla vigilanza anche Michele Crisostomo, consulente legale esterno di Mps durante la fase di reperimento delle risorse per l'acquisto dell'istituto di credito padovano dal Santander, per il quale è stato realizzato nel 2008 un aumento di capitale di 5 miliardi più l'emissione di un miliardo di titoli Fresh. Il costo dell'operazione è stato pari a 9,3 miliardi di euro, a cui si aggiungono circa 8 miliardi di debiti non evidenziati al momento del contratto.
I principali indagati per questa vicenda sono l'ex presidente Mps Giuseppe Mussari, l'ex dg Antonio Vigni, l'ex responsabile dell'area finanziaria Daniele Pirondini e l'ex responsabile dell'area legale Raffaele Rizzi. Ma a questo punto sembra che anche il ruolo di Crisostomo non sia stato secondario.
Gran parte dell'indagine su Mps ruota intorno ai titoli Fresh, obbligazioni convertibili in azioni, il cui rendimento sarebbe stato impropriamente garantito da Mps (o, meglio, da Jp Morgan, banca che si è occupata del collocamento sul mercato) ad alcuni sottoscrittori, a prescindere dalla distribuzione di dividendi da parte del Monte, condizione invece richiesta da Bankitalia per questo tipo di prodotti finanziari. Gli strumenti illeciti di garanzia sono stati, per gli inquirenti, le "indemnity side letter".
Ora nella ricostruzione c'è un pezzetto in più. Quando Bankitalia chiese il 23 settembre 2008 modifiche sui contratti di usufrutto e di swap, Mps e Jp Morgan modificarono i contratti ma stipularono un addendum che di fatto sterilizzava le modifiche apposte. Nulla fu comunicato a Bankitalia. E a mettere in piedi l'operazione illecita secondo i pm Nastasi, Natalini e Grosso sarebbe stato anche Crisostomo.
L'inchiesta è stata chiusa a fine luglio, con nove persone fisiche iscritte nel registro degli indagati più due persone giuridiche, ma ora non è detto che la lista rimanga la stessa. Gli inquirenti stanno valutando la posizione dei tre membri del collegio dei sindaci revisori, e di altri due indagati.
Intanto a Siena oggi inizia il rito immediato per l'ostacolo alla vigilanza sul prodotto finanziario firmato con Nomura, "Alexandria".
Prodotto per cui i pm avevano chiesto un sequestro da 1,8 miliardi ma respinto dal gip e dal tribunale del Riesame. I procuratori hanno fatto ricorso in Cassazione ma risulta che ancora il documento non sia stato neppure spedito dal tribunale di Siena.