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Si avvicina l'ora del giudizio

MPS, si avvicina l'ora del giudizio per Giuseppe Mussari, Antonio Vigni e Giuseppe Baldassarri

Si avvicina l'ora del giudizio

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Huffington Post - che ringraziamo - esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di questo sito, che rimane autonoma ed indipendente.


Camilla Conti per l'Huffington Post

L'ex presidente del Monte dei Paschi Giuseppe Mussari, l' ex direttore generale Antonio Vigni e l' ex capo dell' area finanza Gianluca Baldassarri compariranno a giudizio il 26 settembre al Tribunale di Siena con l' accusa di ostacolo alla vigilanza della Banca d' Italia. Pene previste, da due a otto anni.

Scrive il Gip Ugo Bellini nel decreto di giudizio immediato: "Mussari e Vigni, in concorso tra loro e con Baldassarri occultavano con mezzi fraudolenti consistiti nel celare per circa tre anni nella cassaforte di Vigni il contratto di mandate agreement stipulato il 31 luglio 2009 tra Nomura e Mps attraverso il quale si realizzava un collegamento finanziario e giuridico tra le operazioni realizzate da Mps nel 2009 con controparte Nomura e la ristrutturazione del veicolo Alexandria, così consapevolmente ostacolando le funzioni di Banca d' Italia".

Quel contratto fu ritrovato solo a fine 2012, nella cassaforte di Vigni, dai nuovi vertici di Mps. Ma la domanda che si sono posti i pm è anche la seguente: i vertici del Monte dei Paschi sapevano o non sapevano di quell'accordo? E si erano mai accorti di altre operazioni anomale gestite da Baldassarri accusato anche di essere il capo della "banda del 5%", con broker italiani e svizzeri? Una parte della risposta arriva dai faldoni del primo filone dell'inchiesta, quello chiuso a luglio, sull'acquisto di Antonveneta. Dalle carte spuntano infatti i verbali di due interrogatori fatti nel gennaio e febbraio 2013 a Valentino Fanti, al tempo responsabile della segreteria di presidenza e ancora oggi segretario del consiglio di amministrazione del Monte.

Agli inquirenti Fanti ricostruisce anche la cronologia del ritrovamento del Mandate Agreement. "Viola mi ha riferito che un collaboratore di Baldassarri aveva rilevato un contratto in bozza senza firme tra Mps e Nomura: a fronte di questa comunicazione sono iniziate le ricerche del contratto ufficiale". Fanti non sa come l'Agreement sia finito nella cassaforte di Vigni, "sapevo che in uno stanzino dentro al suo ufficio c'era appunto una cassaforte ma non he mai avuto le chiavi e non so se le avesse solo Vigni.

Davanti ai pm Grosso, Nastasi e Natalini, Fanti spiega anche che già nel 2008 l'operatività di Baldassarri era oggetto di "attenzione critica" da parte di altri manager. "Di Baldassarri in banca si diceva peste e corna", il segretario ne parlò anche con Mussari e Vigni "i quali mantennero sempre il medesimo atteggiamento ovvero che avrebbero fatto i dovuti riscontri e avrebbero agito di conseguenza". Fanti si stupisce dunque "che il presidente Mussari non abbia riconosciuto l'esistenza delle criticità intorno alla figura di Baldassarri e dell'area finanza in generale, ridimensionandole a ragioni di mera gelosia interna". Non solo. Fanti esibisce ai magistrati un promemoria da lui stesso redatto che ripercorre dal 2 marzo 2006 al 21 dicembre 2012 la cronistoria dei fatti rilevanti dell'area finanza suddiviso in pre e post rapporto dell'audit interno della banca eseguito nel 2009 (che già ne evidenziava le lacune in termini di trasparenza).

Dopo quell'audit non solo Baldassarri non venne allontanato, ma "non venne neppure fatto oggetto di critiche e rilievi da parte dei vertici della banca. Certamente i suoi poteri, già rilevanti, non furono minimamente intaccati dalla ristrutturazione". Tanto che Mussari, quando arriva Fabrizio Viola e il capo della Finanza viene accompagnato alla porta, scrive anche una lettere di encomio verso Baldassarri "ritengo su richiesta di quest'ultimo". Fanti ricorda infine che per il periodo compreso tra il 2003 e il 2004 esiste anche un rapporto ispettivo sull'Area Finanza di Baldassarri a firma dell'allora capo dell'ispettorato Antonio Acampa con esito particolarmente negativo. Un dettaglio importante perché quest'ultimo è il padre di monsignor Giuseppe Acampa, economo della Curia (fra gli enti nominanti della Fondazione Mps), difeso dall'avvocato Giuseppe Mussari nel processo per uno strano incendio scoppiato negli uffici curiali nel 2006. Secondo l'accusa il fuoco era stato appiccato per far sparire documenti relativi alla vendita di lasciti alla Chiesa e, in particolare, del complesso immobiliare del Commendone all'industriale delle scarpe padovano René Caovilla. Come penalista Mussari aveva vinto e il suo assistito era stato assolto.


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giudizio, baldassarri, vigni, mussari