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Fondazione MPS: Siamo al giorno del giudizio

Ammorbidito il documento dei deputati. Mancini porta la sua relazione

Fondazione MPS: Siamo al giorno del giudizio

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da  La Nazione.it - che ringraziamo - esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di questo sito, che rimane autonoma ed indipendente.


di PAOLA TOMASSONI

Siena, 23 luglio 2013 - Oggi è il ‘Dg day’. Nel senso che è il giorno, dopo tanti incontri non ufficiali, dellaconvocazione in Fondazione Mps, da parte del presidente Gabriello Mancini, della Deputazione Generale, quella chiamata a dare il via al nuovo corso di Palazzo Sansedoni. All’ordine del giorno sono, allora, la relazione di fine mandato (il 4 agosto prossimo) del presidente e la nomina dei componenti del prossimo organo di indirizzo. Un nuovo corso, si diceva, che si legge in uno statuto appena rinnovato e rivoluzionario in quanto a enti nominanti e peso della politica nell’istituzione ex bancaria, ma anche nel nuovo scenario economico in cui la Fondazione senese è chiamata ad operare.

Fatto sta che l’incontro di oggi si risolverà probabilmente nell’ennesimo battibecco, forse anche chiarimento, fra il presidente Mancini e quella Deputazione generale che, di fronte ad una paventata azione di responsabilità control’operato passato in Banchi di Sotto, ha iniziato a rumoreggiare. Fino a produrre un documento, sembra redatto all’unanimità, volto ad evidenziare la mancata responsabilità dei deputati generali in quanto ad amministrazione dell’ente. Un documento che lascia intendere, dunque, il coinvolgimento diretto nell’operato solo degli amministratori (leggasi Deputazione amministratrice, presidente e dg). Tale documento (anticipato da La Nazione) è stato appunto redatto (e ‘ammorbidito’) nella chiosa in questi ultimi giorni e probabilmente farà capolino nell’incontro di oggi, pur non essendo all’ordine del giorno, in cui invece compare la versione di Gabriello Mancini, che ribadirà che ‘loro’, gli amministratori, hanno fatto solo quello che dovevano in base agli indirizzi ricevuti.

Malumori di fine mandato, o resa dei conti che sia, alla fine non si parlerà invece della nomina dei nuovi deputati generali: agli uscenti, infatti spetta ‘nominare’ i nuovi designati dagli enti aventi diritto. E qui sta il punto: gli enti nominanti non hanno ancora comunicato i loro nomi. In base, infatti, alla data di invio delle lettere di convocazione da parte della Fondazione, sembra che i nominanti abbiano tempo fino al 3 agosto prossimo per comunicare i loro rappresentanti. E sicuramente useranno tutto il tempo a loro concesso prima di rivelare la decisione. Spetta dunque al Comune di Siena nella persona del sindaco scegliere 4 deputati (fra i 62 curricula allo stesso giunti); alla Provincia di Siena ne toccano due (55 i curricula recapitati); uno ciascuno a Regione Toscana (che proprio ieri ha designato quale proprio rappresentante il professor Amedeo Alpi, già presidente della facoltà di agraria di Pisa e originario di Grosseto), Università di Siena, Università stranieri, Camera di Commercio e Arcidiocesi di Siena. I restanti tre dei 14 nuovi deputati saranno scelti dalla Dg uscente fra le tre terne di nomi inviate rispettivamente da Consulta provinciale del volontariato, Cnr e Consiglio superiore per i beni culturali e paesaggistici. Da considerare che, sempre in base al nuovo statuto, otto dei nuovi deputati devono avere residenza nel comune o nella provincia di Siena e sono appunto i designati da Comune, Provincia, Camera di Commercio e Consulta del volontariato.

Dopodiché, ovvero quando l’attuale Dg avrà recepito le designazioni e nominato la nuova Dg — presumibilmente ad inizio agosto — a questa toccherà eleggere la Deputazione amministratrice: composta dal presidente della Fondazione e quattro deputati di cui due devono avere residenza a Siena o nel senese (così anche il presidente) e almeno uno deve essere donna. Sempre alla nuova dg spetta anche l’elezione dei tre sindaci revisori, di cui uno su indicazione del Ministero del Tesoro.

Se tempistica e modalità di nomina sono certi e scritti nero su bianco (nello statuto), il resto è ‘verba volant’: ad oggi congetture e solo ‘si dice’. Si dice dunque che il sindaco Valentini designerà "non per appartenenza ma solo in base ai curricula"; che il presidente della Provincia Bezzini si consulterà con i sindaci del terrotorio; che l’Università si affiderà ad un suo professore. Si dice, poi, che il futuro ha bisogno di gente nuova e soprattutto ‘amminitratori’ per cui in Deputazione amministratrice dovranno finire persone in grado di gestire nei prossimi mesi la vendita di un nuovo cosistente pacchetto azionario (fra 15 e 17%) della Banca, con scelta di un nuovo socio con cui condividere l’istituto di Rocca Salimbeni. E si dice, ancora, che alla guida della Fondazione servirà un nuovo presidente in grado ‘lavorare’ al passo e al fianco del management della Banca. E anche qui sono solo congetture: Gronchi? Fabrizi? Piazzi? Le solite voci dicono che il primo abbia già declinato l’invito (il che non esclude però che qualcuno ribussi alla sua porta); che il secondo potrebbe essere escluso a causa di vicende giudiziarie e il terzo rappresenti il passato e non la discontinuità. Chissà.


Fondazione Mps: non sono stati presentati documenti contro Mancini

Fondazione Mps – Gabriello Mancini

La deputazione generale della Fondazione Mps dopo oltre tre ore e mezzo si e’ aggiornata al prossimo 2 agosto. E’ quanto si apprende da fonti vicine alla Fondazione. Il presidente Gabriello Mancini ha presentato una relazione sugli ultimi anni della sua gestione (gli organi della Fondazione scadono infatti il 3 agosto) e un documento è stato esposto anche dal provveditore Claudio Pieri. All’incontro era presente, sempre secondo quanto si apprende, anche l’avvocato Angelo Benessia.
Alla riunione non sono stati presentati documenti da deputati della Fondazione, come era stato ipotizzato da alcuni.

 

 


CORRIERE DELLA SERA giovedì 25 luglio 2013

Mps, la Fondazione litiga sugli errori compiuti

A Siena la Fondazione Mps, in scadenza a inizio agosto, si spacca sul giudizio di fine mandato e sugli errori compiuti  che  hanno  portato  l’ente  a  perdere  di  fatto  il  controllo  dell’istituto  senese.  

Alcuni  consiglieri  della deputazione  generale  —  organo  di  indirizzo  dell’ente  di  Palazzo  Sansedoni  —  hanno  preparato  nei  giorni scorsi un documento critico verso la gestione del presidente Gabriello Mancini, in carica per due mandati dal 2006 a oggi, e la scelta di indebitarsi fino a 1 miliardo per seguire i due aumenti di capitale del Montepaschi nel 2008 e nel 2011. Il documento tuttavia non è stato discusso ieri, essendo la seduta dedicata alle relazioni del presidente e del direttore generale, Claudio Pieri.

Più volte i vertici della fondazione hanno spiegato che le  strategie  finanziarie  dell’ente  sono  state  una  conseguenza  della  scelta  degli  enti  nominanti  (soprattutto Comune e Provincia), di non diluirsi sotto il 50% in Mps. I critici contestavano a Mancini l’aver taciuto le reali condizioni  della  banca  e  le  modalità  delle  operazioni  con  cui  l’ente  ha  seguito  gli  aumenti  di  capitale.  

Su questo  la  Fondazione  si  è  aggiornata  al  2  agosto,  ultimo  giorno  prima  dell’insediamento  dei  nuovi  vertici, anche  se  sembra  che  si  tenterà  una  qualche  ricomposizione.  Circa  l’inchiesta  i  pm  di  Siena  hanno  fatto ricorso in cassazione contro il tribunale del riesame che ha respinto la richiesta di sequestro da 1,8 miliardi contro la banca Nomura per la ristrutturazione del derivato «Alexandria». F. Mas.