David Rossi e le email ai vertici del Montepaschi
David Rossi (capo delle relazioni esterne) preannunciò il suo gesto all’AD Fabrizio Viola. Nessuno rispose. Allora insistette: “È urgente, domani potrebbe essere tardi”. E Viola: “La cosa è delicata, non so e non voglio sapere che succe...
Il contenuto di questo articolo, pubblicato da giornalettismo.com - che ringraziamo - esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di questo sito, che rimane autonoma ed indipendente.
Va verso l’archiviazione l’inchiesta per istigazione al suicidio aperta dopo la morte di David Rossi, ex capo della comunicazione del Monte dei Paschi di Siena.
Il Corriere della Sera e il Fatto danno ampio spazio alla notizia:
Tra le mail che l’ex portavoce del Montepaschi David Rossi spedì prima di suicidarsi la sera del 6 marzo scorso gettandosi dalla finestra del suo ufficio nella sede di Rocca Salimbeni, ce ne sarebbero alcune, accorate, rivolte ai vertici dell’istituto, in particolare all’amministratore delegato Fabrizio Viola: «Aiutatemi altrimenti la faccio finita», reciterebbe uno di questi messaggi. Il file di posta elettronica sarebbe tra quelli rinvenuti dai magistrati senesi Natalino Nastasi, Aldo Natalini e Giuseppe Grosso nella memoria dei computer sequestrati a casa e nell’ufficio del manager senese.
E anche la famiglia di Rossi, che si è affidata a uno studio legale, ne avrebbe numerate diverse, poi fatte avere alla procura:
Sulla morte di Rossi era stata aperta un’inchiesta per «istigazione al suicidio», considerata un fatto tecnico per poter effettuare degli accertamenti, ora alle battute finali. I messaggi di posta elettronica confermerebbero che negli ultimi giorni — a dispetto delle apparenze — Rossi era particolarmente turbato tanto da aver chiesto aiuto ai vertici della banca. In particolare quella mail Viola l’avrebbe ricevuta mentre si trovava all’estero per lavoro. Sia l’amministratore delegato sia il presidente Alessandro Profumo a Rossi avevano confermato fiducia, come hanno più volte raccontato in pubblico e anche ai magistrati, subito dopo il suicidio.
I rischi erano chiari:
Per il manager — che aveva subìto una perquisizione lo scorso febbraio per alcuni presunti contatti che avrebbe avuto con gli ex vertici dell’istituto Giuseppe Mussari e Antonio Vigni — era circolata l’ipotesi che a spingerlo al suicidio fosse stato il sospetto di essere in qualche modo collegato alla fuga di notizie relativa alla maxi-causa per danni mossa da Mps alle banche Nomura e Deutsche Bank, per la quale l’istituto senese aveva presentato un esposto in Procura. Dalle indagini è però emersa la totale estraneità di Rossi.
Quei messaggi ai vertici «Ho bisogno di aiuto»
MILANO — Tra le mail che l’ex portavoce del Montepaschi David Rossi (nella foto) spedì prima di suicidarsi la sera del 6 marzo scorso gettandosi dalla finestra del suo ufficio nellasede di Rocca Salimbeni, ce ne sarebbero alcune, accorate, rivolte ai vertici dell’istituto, in particolare all’amministratore delegato Fabrizio Viola: «Aiutatemi altrimenti la faccio finita», reciterebbe uno di questi messaggi.
Il file di posta elettronica sarebbe tra quelli rinvenuti dai magistrati senesi Natalino Nastasi, Aldo Natalini e Giuseppe Grosso nella memoria dei computer sequestrati a casa e nell’ufficio del manager senese.
E anche la famiglia di Rossi, che si è affidata a uno studio legale, ne avrebbe numerate diverse, poi fatte avere alla procura. Sulla morte di Rossi era stata aperta un’inchiesta per «istigazione al suicidio», considerata un fatto tecnico per poter effettuare degli accertamenti, ora alle battute finali. I messaggi di posta elettronica confermerebbero che negli ultimi giorni — a dispetto delle apparenze — Rossiera particolarmente turbato tanto daaver chiesto aiuto ai vertici della banca.In particolare quella mail Viola l’avrebbe ricevuta mentre si trovava all’estero per lavoro. Sia l’amministratore delegato sia il presidente Alessandro Profumo a Rossi avevano confermato fiducia, come hanno più volte raccontato in pubblico e anche ai magistrati, subito dopo il suicidio.
Per il manager — che aveva subìto una perquisizione lo scorso febbraio per alcuni presunti contattiche avrebbe avuto con gli ex vertici dell’istituto Giuseppe Mussari e Antonio Vigni — era circolata l’ipotesi che aspingerlo al suicidio fosse stato il sospetto di essere in qualche modo collegato alla fuga di notizie relativa alla maxi-causa per danni mossa da Mps alle banche Nomura e Deutsche Bank, per la quale l’istituto senese aveva presentato un esposto in Procura.
Dalle indagini è però emersa la totale estraneità di Rossi. Per quella vicenda è indagato il consigliere d’amministrazione di Mps — adesso sospeso dal gip — Michele Briamonte, avvocato coinvolto anche nella vicendaIor.
Come ricostruito dai pm, Rossi venne tenuto all’oscuro di quella decisione della banca proprio per evitare ogni possibile circolazione della notizia fuori dall’ambito del consiglio stesso.
F.MAS. (Riproduzione riservata)
David Rossi (capo delle relazioni esterne) preannunciò il suo gesto all’amministratore Fabrizio Viola. Nessuno rispose. Allora insistette: “È urgente, domani potrebbe essere tardi”. E Viola: “La cosa è delicata, non so e non voglio sapere che succederà domani”. L’indagine della Procura di Siena per istigazione al suicidio va verso l’archiviazione.
Stasera mi suicido, sul serio. Aiutatemi!!!!”. David Rossi aveva scritto all’amministratore delegato, Fabrizio Viola, prima di scegliere la via peggiore per uscire dalla vicenda del Monte dei Paschi di Siena.
Rossi, capo della comunicazione di Rocca Salimbeni, mercoledì 6 marzo alle ore 20 circa ha aperto la finestra del suo ufficio e si è gettato nel vuoto. Un gesto su cui pensava da lunedì. Quando, alle otto e 13 minuti, scrive a Viola, in quei giorni a Dubai. Una mail fin troppo chiara, già dall’oggetto: aiuto, “help”. Un messaggio di posta inviato per conoscenza anche a un’altra figura di vertice della banca. Una mail alla quale però nessuno inizialmente risponde.
Ma poco dopo le 13, Rossi rinnova la sua preoccupazione: “Ti posso mandare una mail su quel tema di stamani? È urgente. Domani potrebbe già essere troppo tardi”. E inizia così un drammatico scambio di mail, agli atti dell’inchiesta sul suicidio di Rossi aperta dalla Procura di Siena, in cui vengono ricostruiti gli ultimi giorni di vita dell’ex braccio destro di Giuseppe Mussari.
E,soprattutto, lo stato d’animo in cui Rossi era ormai costretto a vivere. David sente la pressione addosso. Pochi giorni prima, il 19 febbraio, ha subito la perquiizione in casa e in ufficio, i giornali scrivono che lui è ritenuto il trait d’union tra i vecchi vertici, Mussari e Alessandro Vigni, per accordarsi sulle versioni da fornire agli inquirenti.
E, come se non bastasse, viene poi accusato di essere il responsabile della fuga di notizie sull’azione di responsabilità decisa dal Consiglio di amministrazione della banca il 28 febbraio contro gli ex vertici di Mps, Nomura e Deutsch Bank.
NOTIZIA CHE APPARE su due quotidiani il giorno successivo e della quale, ricostruiscono gli inquirenti, Rossi non era stato messo al corrente. Tant’è che aveva confidato ad alcuni familiari di sentirsi ormai escluso dalle informazioni sensibili della banca. Tre giorni dopo, su denuncia presentata da Viola, la Procura avvia un’indagine per insider trading, finalizzata a individuare il responsabile della fuga di notizie. Il cinque marzo per questo vengono perquisiti abitazioni e uffici di due componenti del Cda: Michele Briamonte e Lorenzo Gorgoni.
Mercoledì sei marzo l’agenzia di stampa Reuters alle ore 18.49, a mercati chiusi, pubblica il take sulla quantificazione del danno: “Mps, danni da 700 milioni a Nomura, 500 a Deutsche, in solido con Mussari e Vigni”. Rossi alle 19 comunica alla moglie: “Tra mezz’ora sono a casa”. Ma qui, ipotizzano gli inquirenti, inizia l’ora fa presente le preoccupazioni relative al suo possibile coinvolgimento nelle inchieste, il timore che le voci che avvelenano Siena e Rocca Salimbeni sul suo conto possano aver trovato terreno fertile in Procura.
Scrive a Viola l’intenzione di voler parlare con i magistrati, per sapere cosa vogliono. “Mi hanno inquadrato male”, scrive, tra l’altro.
Sempre nella stessa corposa mail: “Vorrei garanzie di non essere travolto da questa cosa, per questo lo devo fare subito, prima di domani”. Sono le 14 e 12 di lunedì 4 marzo. Dopo dodici minuti arriva la risposta di Viola: “La cosa è delicata. Non so e non voglio sapere cosa succederà domani. Lasciami riflettere”. Rossi insiste, sente la necessità di parlare con gli inquirenti. Ha bisogno di rassicurazioni da parte dell'amministratore delegato. E riceve però un consiglio: di alzare il telefono e chiamare la Procura.
Viola è stato sentito dagli inquirenti anche in merito a questo scambio di mail. E ieri, contattato telefonicamente dal Fatto Quotidiano, ha risposto per mezzo dell’ufficio stampa che in quei giorni era in vacanza con i figli a Dubai. David era a Siena. E non chiederà più aiuto a nessuno, stando a quanto ricostruito dagli atti. E, forse deluso dalle risposte ricevute, si scusa anche con Viola. I due giorni successivi, secondo quanto ricostruito agli atti dagli inquirenti, David vivrà in “costante tensione”, “aveva paura – riferisce uno dei testimoni sentiti – di essere persino arrestato”.
L'inchiesta, aperta contro ignoti per istigazione al suicidio, era inizialmente stata affidata al pm Nicola Marini, magistrato di turno la sera di mercoledì sei marzo. Ma gli sviluppi l'hanno intrecciata all'indagine “madre” sul Monte dei Paschi di Siena e a quella per insider trading, ed è divenuta di competenza anche degli inquirenti titolari degli altri fascicoli: Aldo Natalini, Antonino Nastasi e Giuseppe Grosso.
Lo scambio di mail, insieme ad altro materiale e nuove testimonianze raccolte solo nell’ultimo mese, hanno dato un nuovo impulso alle indagini.
Il procedimento aperto per istigazione al suicidio sta ora andando verso l’archiviazione.
Da Il Fatto Quotidiano (pag. 3)