Mps, ipotesi accordo con Poste
Per risolvere la crisi della Banca. Lo anticipa L'Espresso. Il progetto elaborato da una Banca d'affari si svolgerebbe in due fasi e sarebbe sul tavolo di Letta. Freddi i diretti interessati.....
Gasparri, accordo con Poste? Espresso scambia desideri con realta'
(ASCA) - Roma, 23 mag - ''L'Espresso evidentemente scambia i desideri con la realta'. Scrive di accordi salvifici del Monte Paschi di Siena con Poste italiane per fortuna subito smentiti dall'amministratore di Poste, Sarmi. I capi del Mps, e i loro protetti politici e non, dovranno rispondere delle gravissime accuse loro rivolte. Non possono certo immaginare di ottenere pubblici soccorsi attraverso le Poste o quant'altri''. Lo dichiara Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato (Pdl).
Nel futuro del Monte dei Paschi un’alleanza con le Poste italiane? È questa l’ipotesi contenuta in una proposta finita sulla scrivania del presidente del consiglio, Enrico Letta, che l’Espresso è in grado di anticipare nel numero in edicola da domani.
L’idea è quella di dare il via a un’alleanza fra il Monte e il Bancoposta, per sfruttare i rispettivi punti di forza delle due istituzioni: la prima è una vera banca, dotata di una licenza creditizia piena, mentre la seconda ha un’enorme potenza di fuoco, grazie ai circa 14.000 uffici postali diffusi capillarmente sul territorio nazionale.
L’operazione potrebbe svilupparsi per gradi: in una prima fase l’accordo sarebbe di carattere commerciale con la selezione di alcune agenzie postali dove vendere anche prodotti del Monte. In seguito la partnership verrebbe rafforzata attraverso la costituzione di una società ad hoc — partecipata sia dalla Banca che dalle Poste — che avrebbe il compito di gestire una rete comune di sportelli. Questo il piano sul fronte industriale. In parallelo, la Cassa depositi e prestiti, che è dello Stato e partecipa Poste, avrebbe un ruolo chiave nella ricapitalizzazione del Monte attraverso il suo braccio finanziario, il Fondo strategico italiano. Una stampella pubblica meno invadente dell’impegno diretto dello Stato e dunque più digeribile per le autorità europee.
Per adesso si tratta solo di una bozza, c’è chi dice suggerita da una banca d’affari. E
le stesse fonti giudicano ancora molto cauta la reazione del vertice del monte all’ipotesi. Anche perché prima vanno chiariti i rapporti fra il Bancoposta e la sua casa madre che non può permettersi di perdere il suo braccio finanziario che macina utili più dei servizi postali. E’ altrettanto vero che il matrimonio sistemerebbe diverse partite che il governo Monti ha lasciato in eredità a Letta. Non c’è solo l’esigenza di sistemare Mps, allontanando lo spettro di una nazionalizzazione totale dell’istituto. Ci sarebbe anche l’opportunità di trasformare il Bancoposta in una vera banca capace anche di prestare quattrini ai propri clienti. E, magari, di riportare d’attualità quei progetti di privatizzazione che, di tanto in tanto, tornano nell’agenda dei governi. «E’ un’idea ma non è un’idea nostra, non ne abbiamo mai parlato». Si è limitato a rispondere così l’amministratore delegato di Poste, Massimo Sarmi, al termine dell’assemblea di Confindustria, a chi gli chiedeva delle anticipazioni del settimanale.