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MUTUI FRINGE BENEFIT, COSA È STATO FATTO E LE RISPOSTE (ATTESE) DALL’ABI

I problemi delle lavoratrici e dei lavoratori bancari con i conguagli fiscali sui prestiti immobiliari a tasso agevolato. Ecco la cronistoria di tutta la vicenda. (Fonte sito Fabi nazionale www.fabi.it) .

MUTUI FRINGE BENEFIT, COSA È STATO FATTO E LE RISPOSTE (ATTESE) DALL’ABI

Cosa sono i fringe benefit?

La legge italiana definisce i fringe benefit come “compensi in natura” messi a disposizione dal datore di lavoro ai propri dipendenti, come forma di remunerazione non monetaria in aggiunta alla normale retribuzione, che concorrono alla formazione del reddito da lavoro dipendente quando il loro valore supera l’importo di 258,23 euro (ovvero 500.000 lire) nel periodo d’imposta. Nel momento in cui la cifra supera tale limite, l’intero importo (non soltanto la somma eccedente) diventa reddito imponibile tassato in busta paga. Auto aziendali, buoni acquisto erogati sotto forma di welfare aziendale e finanziamenti ai dipendenti a tassi agevolati rientrano nella dicitura di fringe benefit.

Cosa succede con l’aumento dei tassi da parte della BCE

Il 14 settembre 2023 la Banca centrale europea, nel tentativo di arginare l’inflazione nelle 20 nazioni dell’eurozona, ha apportato il decimo aumento consecutivo dei tassi di interesse, portando il costo del denaro al 4,5%. Circa 70.000 tra lavoratrici e lavoratori bancari che hanno un mutuo a tasso agevolato concesso dalla banca per cui lavorano subiscono più di altri questi rialzi perché, a causa di un meccanismo normativo vecchio, e da correggere, chi oggi ha un prestito di quel tipo è costretto a pagare conguagli fiscali altissimi. Le buste paga di decine di migliaia di lavoratrici e lavoratori delle banche, negli scorsi mesi, sono state sensibilmente ridotte, se non azzerate, in alcuni casi. Se il Governo o l’Abi non interverranno per sanare questa iniquità, a dicembre le lavoratrici e i lavoratori coinvolti vedranno vanificato il loro stipendio.

Quale meccanismo si è innescato nel tempo?

I mutui a tasso fisso sono diventati, di fatto, a tasso variabile risultando molto meno convenienti rispetto a prestiti erogati alla clientela ordinaria. Paradossalmente se gli stessi dipendenti avessero acceso un mutuo presso un istituto di credito di cui non sono dipendenti oggi non si troverebbero ad affrontare una rata insostenibile. La stortura dipende dalla norma del Tuir, il Testo unico delle imposte sui redditi, modificata nel 1999, per agevolare i contribuenti in un periodo di tassi d’interesse negativi.  Fino ad allora, il Tur, il tasso di interesse a cui la Banca centrale europea concede prestiti alle altre banche, veniva preso a riferimento per calcolare il risparmio conseguito dal mutuatario in virtù dello sconto sul tasso d’interesse praticato al lavoratore a titolo di fringe benefit al momento della stipula del mutuo. Negli ultimi 15 anni, con il tasso BCE in discesa, tale problematica non è stata rilevata ma, dal 2022, per effetto dell’aumento dei tassi BCE, per i dipendenti mutuatari è aumentata la forbice sulla quale verrà applicata l’aliquota Irpef perché si calcola la differenza tra gli interessi pagati ogni anno e quelli che si sarebbero pagati con il tasso Bce. Anno per anno.

Cosa hanno fatto la Fabi e gli altri sindacati?

Il 14 novembre 2022 i sindacati del credito hanno chiesto ad Abi un incontro in occasione dell’aumento dell’innalzamento del tasso ufficiale di riferimento al 2% adottato dalla Bce. Nel frattempo, i sindacati facevano pressioni affinché l’argomento fosse trattato in Parlamento.

Il 22 marzo 2023 una interrogazione del senatore Carlo Cottarelli (Pd) al Ministro dell’economia e delle finanze evidenziava che il metodo di calcolo “presenta evidenti ricadute anomale per i prestiti a tasso fisso mentre per i prestiti a tasso variabile risulta adeguato”. L’interrogazione sottolineava che, data la decisione di indebitarsi a tasso fisso, il beneficio in realtà starebbe nella differenza tra due tassi: il tasso di mercato a cui si sarebbe indebitato il dipendente mutuatario se avesse chiesto un mutuo a tassi di mercato (quindi senza accedere al fringe benefit) e il tasso fisso concesso dal suo datore di lavoro, visto che il primo era più alto del secondo. La risposta della sottosegretaria Sandra Savino evidenziava che erano “in corso attività istruttorie finalizzate a valutare l’opportunità di un intervento normativo volto a correggere il criterio di determinazione forfetaria del reddito in caso di concessione di finanziamenti a tasso fisso ai dipendenti, in conseguenza dell’aumento del tasso ufficiale di riferimento della BCE, fatta salva la necessità di quantificare gli effetti finanziari recati dalla disposizione da emanare al fine dell’individuazione dei necessari mezzi di copertura”.

Il 30 marzo 2023 una interrogazione presentata alla camera dal deputato Salvatore Caiata (Fdi) al Ministro dell’economia e delle finanze sottolineava che per l’anno di imposta 2022, il cosiddetto decreto Aiuti-quater aveva innalzato ulteriormente la soglia della no tax area (già innalzata dal decreto Aiuti-ter) dei premi che le imprese avrebbero concesso ai dipendenti per sostenerli nel contenere il caro bollette da 600,00 euro a 3.000,00 euro e chiedeva quali fossero gli intendimenti del Governo in materia di fringe benefit.

Con le altre organizzazioni sindacali la Fabi si è attivata in tutti i modi possibili.

Il 27 aprile 2023 abbiamo scritto una lettera alla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, al Ministro dell’economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti, e alla Ministra del lavoro, Marina Calderone. Pochi giorni dopo, il ‘Decreto lavoro’ del 4 maggio 2023 ha innalzato, per tutto il 2023, la soglia di esenzione a 3.000 euro ma solo per i lavoratori con figli a carico.

Il 1° agosto 2023 l’Agenzia delle Entrate ha chiarito le modalità di applicazione del “Decreto lavoro” per ogni genitore con figli a carico.

https://www.agenziaentrate.gov.it/portale/documents/20143/5409676/Risoluzione+BI+N_44_2023.pdf/4cbc7f5d-43af-b678-e307-90ecf36354c7

 

Qual è la situazione oggi?

A questo punto, il problema va risolto all’interno del settore e non all’interno dei singoli gruppi. Dovranno essere le banche, in qualche modo, a farsi carico dei danni subiti dai loro dipendenti, dando contributi o individuando qualsiasi soluzione in grado di sostenere i redditi. Nell’ultimo incontro in Abi per il rinnovo del Contratto, il 21 settembre 2023, la Fabi ha chiesto all’Abi di chiarire qual è la posizione dei gruppi rispetto al tema. L’Abi risponderà l’11 ottobre

 

INIZIATIVE PARLAMENTARI

 Interrogazione a risposta in Commissione (Caiata)

 XIX LEGISLATURA

Allegato B Seduta di Giovedì 30 marzo 2023

https://www.camera.it/leg19/410?idSeduta=0079&tipo=atti_indirizzo_controllo&pag=allegato_b#si.5-00638

https://documenti.camera.it/leg19/resoconti/assemblea/html/sed0079/leg.19.sed0079.allegato_b.pdf

 

Interrogazione a risposta scritta 14 aprile 2023

D’ALESSIO

https://documenti.camera.it/leg19/resoconti/assemblea/html/sed0087/leg.19.sed0087.allegato_b.pdf

 

Articolo 40 del decreto-legge 4 maggio 2023, n. 48, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 luglio 2023, n. 85 – Welfare aziendale – Chiarimenti interpretativi

https://www.agenziaentrate.gov.it/portale/documents/20143/5476618/circolare_welfarerev+n.+23+del+1+agosto+2023.pdf/b9c33ddb-1838-ac3d-8355-5dd1332dd196

 

Misure fiscali per il welfare aziendale – Articolo 12 del decreto-legge 9 agosto 2022, n. 115

https://def.finanze.it/DocTribFrontend/getAttoNormativoDetail.do?ACTION=getArticolo&id={3A3CC33D-5DEC-4A93-BDF4-6139EF398468}&codiceOrdinamento=200001200000000&articolo=Articolo%2012