Passera studia cordata di quattro private equity
In ambienti finanziari milanesi alcune indiscrezioni davano come possibile candidato alla presidenza futura, Corrado Passera
I rumors sulle possibili dimissioni del presidente di Mps Massimo Tononi circolavano ormai da qualche giorno, in contemporanea con l’ascesa ormai ufficiale di Marco Morelli alla carica di amministratore delegato e dg, ratificata ieri dal consiglio di amministrazione di Rocca Salimbeni. Tanto che in ambienti finanziari milanesi alcune indiscrezioni davano come possibile candidato alla presidenza futura, Corrado Passera.
In realtà la possibile candidatura dell’ex-ministro ed ex-amministratore delegato di Intesa Sanpaolo è stata smentita ieri da fonti a lui vicine . Il progettodi salvataggio di Mps di Corrado Passera, alternativo all’aumento di capitale, starebbe andando avanti in modo autonomo. Prevederebbe la discesa in campo di quattro fondi di private equity, che proprio in questi giorni sarebbero in discussione con il banchiere per valutare l’operazione. I quattro fondi dovrebbero iniettare 2,5 miliardi di euro in Mps, rendendo così inutile il ricorso al mercato. Insomma, una riedizione del piano già bocciato prima dell’estate dal Cda dell’istituto, con la grande differenza che a quel tempo c’era la garanzia d Ubs sui 2,5 miliardi di euro. Mentre ora dovrebbero scendere in campo direttamente degli investitori.
In ogni caso Passera, in buone relazioni con l’ex-ministro del Tesoro Vittorio Grilli ora regista dell’operazione Mps in Jp Morgan, sarebbe interessato a costruire una soluzione positiva al problema Mps con il suo progetto, assumendo il ruolo che eventualmente si renderà necessario. Ma solo nell’ambito del suo progetto.
Di sicuro, il suo compito non si presenta facile. L’individuazione di una cordata di private equity interessati a Mps sembra una missione complicata.
Come complessa appare la realizzazione dell’aumento di capitale, partita che è passata nelle mani del nuovo amministratore delegato Marco Morelli. Ieri un’agenzia Reuters, in base a quanto indicato da diverse fonti, riportava dello scarso interesse da parte dei grandi fondi istituzionali per l’operazione di ricapitalizzazione.
Ed è proprio questa l’impresa che attende Morelli. Sembra abbastanza scontato che al momento l’interesse per Mps degli investitori esteri sia scarso. Ma l’aumento di capitale della banca senese, dopo le ultime vicende di riassetto manageriale, sarà probabilmente spostato nel primo trimestre del 2017, quindi a una certa distanza dal referendum costituzionale di novembre e con tutto il tempo per cercare di ribaltare il risultato della partita Mps, al momento in svantaggio.
L’obiettivo di Morelli, secondo diverse fonti, sarà quello di presentare un business plan credibile di rilancio per costruire intorno a Mps una «equity story» che attragga gli investitori stranieri. Morelli ha una carta importante su cui far leva: gli istituzionali esteri, soprattutto americani, si sono alleggeriti parecchio di azioni delle banche italiane. Quindi una rifocalizzazione sull’Italia sarebbe anche possibile. Il resto dell’operazione è in mano alle banche del consorzio e ai legali, che stanno studiando la conversione delle obbligazioni subordinate. Insomma, qualche barlume di ottimismo c’è.
Con un grosso punto interrogativo: quello del referendum autunnale. Un voto contrario al premier Matteo Renzi potrebbe infatti essere visto dagli investitori esteri come un segnale di forte instabilità in Italia.