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Il prestito ponte sblocca la vendita degli Npl

Un prestito-ponte, operazione classica di mercato sottoscritta da un pool di banche, operatori e investitori privati, consentirà a Mps di fare pulizia nel suo bilancio.

Il prestito ponte sblocca la vendita degli Npl

Un prestito-ponte, operazione classica di mercato sottoscritta da un pool di banche, operatori e investitori privati, consentirà a Mps di fare pulizia nel suo bilancio “blindando” in tempi stretti e certi - come fosse una sorta di garanzia - la cessione delle sofferenze: questo “bridge” è il passaggio chiave, la fase intermedia indispensabile per spianare la strada a un aumento di capitale del Monte “fino a 5 miliardi”.

Un’operazione da chiudersi interamente sul mercato entro fine anno. Solo successivamente, in sostituzione dell’operazione-ponte (nel caso in cui il prestito non venga trasformato in un acquisto di più lungo termine) è previsto il lancio di una vera e propria cartolarizzazione delle sofferenze, per la quale la tabella di marcia del dossier Mps prevede tempi lunghi di preparazione e realizzazione che arrivano fino a un intero anno. Anche il fondo Atlante dovrebbe, in questa struttura, svolgere un compito fondamentale, sottoscrivendo la tranche junior della cartolarizzazione: otterrebbe un rendimento elevato, anche se non proprio equivalente a quello di un fondo di private equity.

Stando a fonti bene informate, l’impianto del Piano A è stato proposto dalla JP Morgan come advisor del Montepaschi, ma questa indiscrezione non trovava conferma ieri. JP Morgan, stando a notizie trapelate ieri sera, dovrebbe essere il global coordinator dell’aumento di capitale fino a 5 miliardi assieme a Mediobanca: ma a queste voci JP Morgan ha risposto ieri con un “no comment”.

Il collante di questo piano in quattro tappe, il piano “A” che è a tutto tondo un’operazione di mercato per far uscire il Montepaschi dalle secche, è al momento un solo intervento di matrice pubblica, non classificato come aiuto di Stato, che ha un ruolo centrale per tenere in piedi il tutto: la garanzia GACS concessa dallo Stato sulla tranche senior della cartolarizzazione delle sofferenze a fronte del pagamento di una commissione periodica al Tesoro.

Parte dunque dal prestito-ponte (per il quale non è previsto il ricorso ad alcuna garanzia dello Stato) il percorso che dovrebbe portare entro fine anno al rafforzamento di capitale del Montepaschi come indicato dal Processo di revisione e valutazione prudenziale SREP, l’indagine condotta dalla Bce nella veste di organo unico europeo di vigilanza. Lo SREP terrà conto dell’esito dello stress test effettuato con metodologia Eba (il cui esito verrà reso noto il prossimo venerdì) ma in realtà il piano “A” del Montepaschi è a prescindere dallo stress test: la cessione delle sofferenze, che viene garantita dal prestito-ponte prima dell’aumento di capitale o contestualmente, ha l’obiettivo infatti di trasformare MPS nella “banca più pulita d’Italia”, l’unica priva di non-performing loans. È questa nuova banca, ripulita totalmente dalle sofferenze che “escono definitivamente dal bilancio con una cessione che non prevede uscita dalla porta per rientrare dalla finestra”, che si presenterà all’appuntamento dello SREP a novembre. Il Montepaschi che viene sottoposto allo stress test (uno scenario avverso che tiene conto di quattro rischi sistemici più severi rispetto a quelli adottati dallo stress test del 2014) è quello con un bilancio statico chiuso il 31 dicembre 2015, che non tiene conto delle operazioni effettuate dal management per rafforzare l’istituto.

Esiste poi in parallelo un piano “B”, che viaggia su tutt’altra dimensione, ed è quello che prevede un ruolo dello Stato più esteso, che va oltre la garanzia Gacs. Insomma, l’Armageddon che l’Italia vorrebbe restasse nel cassetto, provando che il sistema bancario è solido e che una banca in difficoltà può risolverse i suoi problemi senza far scattare bail-in, burden sharing e interventi straordinari dello Stato. Nel caso in cui il Piano “A”, un’operazione totalmente di mercato, non dovesse funzionare in tutto a perfezione, Roma sta trattando con Bruxelles per assicurarsi di poter far ricorso “in circostanze eccezionali” a un intervento straordinario dello Stato che potrebbe come la ricapitalizzazione precauzionale (lo Stato garantisce l’inoptato nell’aumento di capitale). Anche la garanzia pubblica sulle passività della banca è un’opzione sul tavolo. Il piano “A” e il piano “B” hanno un solo intervento pubblico in comune: la garanzia GACS senza la quale l’operazione-ponte non potrebbe essere chiusa.

La tempistica della ricapitalizzazione del Montepaschi è un punto cruciale e il mercato dovrà farsene una ragione perchè il percorso è a tappe: in attesa della cartolarizzazione delle sofferenze, inizialmente sarà un prestito-ponte (nel quale la JP Morgan potrebbe ricoprire un ruolo di primo piano ma all’interno di un pool)  a garantire il buon esito della cessione dei NPLs. L’aumento di capitale sarà lanciato solo se la banca sarà una banca pulita, che sta in piedi, è redditizia e funziona bene e dunque appetibile per un investitore del mercato azionario.