MPS attende il verdetto della BCE
Domani i vertici della banca, rappresentati dal presidente Alessandro Profumo e il Ceo Fabrizio Viola, voleranno a Francoforte per discutere del ‘capital plan’ messo a punto in seguito alla bocciatura al Comprehensive assessment, dal quale è ...
Il Montepaschi verso il verdetto della Bce. Domani (giovedì 15 gennaio) i vertici della banca, rappresentati dal presidente Alessandro Profumo e il Ceo Fabrizio Viola, voleranno a Francoforte per discutere del ‘capital plan’ messo a punto in seguito alla bocciatura al Comprehensive assessment, dal quale è emerso il deficit patrimoniale più alto tra le 130 banche europee esaminate. Per Francoforte, infatti, al Monte mancano 2,1 miliardi di euro per mettere la banca al sicuro da qualsiasi tempesta finanziaria. E l’istituto intende azzerare questo deficit nella prossima primavera con un nuovo aumento di capitale da 2,5 miliardi. Un’operazione che, come quella da 5 miliardi dell’anno scorso, supera la capitalizzazione del gruppo in Borsa, dove ad oggi vale 2,35 miliardi (-0,63% a 0,46 euro), mettendo così a repentaglio l’attuale compagine azionaria che rischia di essere polverizzata. Ai due banchieri, quindi, l’onere di illustrare per filo e per segno al Consiglio del Single Supervisory Mechanism della Bce i dettagli del piano che dovrebbe essere varato dal consiglio d’amministrazione dell’istituto il giorno successivo per poi incassare il sigillo del consiglio direttivo dell’Eurotower il 4 febbraio.
Per il Monte si intravede così una nuova roadmap – dopo quella imposta nel 2013 dalla Commissione europea – che passa, oltre che per la ricapitalizzazione, anche per la dismissione di asset per 220 milioni necessari a innalzare l’asticella del coefficiente di solidità patrimoniale (Cet 1) dall’attuale 12,8% alla soglia del 14,3%. Legati a doppio filo con questi aspetti ci sono poi la gestione dei crediti in sofferenza, che nelle intenzioni del management dell’istituto dovranno essere esternalizzati, e le svalutazione da apportare nel quarto trimestre, visto che mancano all’appello ancora 3 miliardi sulla base di quanto emerso in in sede di Asset quality review. Oltre a questi aspetti nell’incontro di domani si dovrebbe affrontare anche la tempistica del lancio del maxi-aumento e un aggiornamento sul piano d’avanzamento per la ricerca di un partner strategico, alla luce del mandato affidato all’advisor Ubs.
L’ipotesi di un merger con un altro gruppo non è mai tramontata e più volte si è parlato di nozze con banche straniere come il Santander (che ha smentito ancora una volta in occasione dell’annuncio del suo aumento di capitale da 7,5 miliardi di euro) e Bnp Paribas. Intanto, alla finestra resta la Fondazione Mps che venerdì riunirà i propri rappresentanti nella deputazione amministratrice per un aggiornamento. L’ente presieduto da Marcello Clarich sta seguendo con attenzione la situazione e a stretto giro dovrà sciogliere la riserva sul da farsi. Palazzo Sansedoni deve decidere infatti se seguire o meno il nuovo aumento di capitale, così come i due nuovi soci sudamericani alleati, Btg Pactual e Fintech, che tramite il patto di sindacato detengono il 9% di Rocca Salimbeni. Un legame che se confermato potrebbe dare ai tre soci la maggioranza del futuro consiglio d’amministrazione.