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Mps è salva, tutto esaurito aumento capitale

L’ad Viola: a luglio rimborseremo 3,5 miliardi di euro allo Stato

Mps è salva, tutto esaurito aumento capitale

Da La Stampa


luca fornovo

torino

Monte dei Paschi di Siena, la banca più antica d’Italia, che ha rischiato il crac e la nazionalizzazione, ora è davvero salva. Il gigantesco aumento di capitale da 5 miliardi di euro è andato tutto esaurito: è stato sottoscritto il 99,85% delle nuove azioni per un ammontare di 4.999 milioni. 

 

La banca senese potrà così rimborsare allo Stato i 4 miliardi di Monti-Bond ricevuti a febbraio 2013 per il salvataggio e affrontare con serenità gli esami sul bilancio (stress test) dell’autorità europea, l’Eba. 

 

Finalmente possono tirare un sospiro di sollievo il presidente Alessandro Profumo e l’amministratore delegato Fabrizio Viola che arrivati sulla plancia di comando nell’aprile 2012 hanno vissuto periodi davvero turbolenti tra la delicata ristrutturazione della banca, le maxi-perdite, le difficoltà finanziarie della Fondazione Mps e soprattutto l’inchiesta giudiziaria che ha travolto gli ex vertici Giuseppe Mussari e Antonio Vigni. 

 

Ora si volta pagina. «Questa operazione, oltre a consolidare i nostri requisiti patrimoniali, ci permetterà di restituire al governo italiano circa 3,5 miliardi, comprensivi di interessi e sovrapprezzo» ha indicato l’ad Viola parlando di «un risultato positivo per Mps per lo Stato». Il rimborso è previsto verso luglio: dei 3,5 miliardi, 3 miliardi sono una parte dei Monti-bond, mentre 500 milioni sono gli interessi (al 9%) e il sovrapprezzo dell’aumento. Un altro miliardo più gli interessi (tra i 150 e i 200 milioni) verranno restituiti da Montepaschi il prossimo anno. Insomma anche per Lo Stato il rischio alla fine ha pagato. 

 

«L’ottima riuscita dell’aumento di capitale ci consente di guardare al futuro con rinnovata energia», ha sottolineato Viola che con Profumo era riuscito a riformare lo statuto di Mps, consentendo a nuovi soci di avere quote anche superiori al 4%. Una condizione che si è rivelata cruciale per il buon esito della ricapitalizzazione. Un’operazione tormentata per vari motivi: primo per il rinvio a giugno della partenza (è iniziata il 9), a causa del no della fondazione Mps contraria all’anticipo a inizio anno chiesto dai manager. Poi con l’innalzamento dell’aumento di capitale da 3 a 5 miliardi.  

 

Messo in sicurezza, l’istituto senese è chiamato ora affrontare altri passaggi impegnativi, dagli stress test dell’Eba alla difficile fase di rilancio. Per quanto riguarda poi un possibile rimescolamento nell’azionariato, novità potrebbero emergere nelle prossime settimane dalle comunicazioni alla Consob da parte degli investitori che supereranno le soglie rilevanti. Il mercato guarda soprattutto ai fondi esteri mentre la mappa dei soci per ora è chiara solo per una quota limitata.  

 

Nella ricapitalizzazione hanno fatto la loro parte, rispettando gli impegni presi, i soci forti del patto: la Fondazione per la sua quota pari al 2,5%, i sudamericani Btg Pactual (2%) e Fintech (4,5%). E avevano assicurato la sottoscrizione anche Axa, Coop Centro Italia e Coofin per circa il 15% totale del capitale. Riguardo l’aumento di capitale resta ancora da assegnare l’inoptato che sarà offerto in Borsa da lunedì e c’è d’attendersi che venga piazzato tutto in giornata. Di conseguenza non servirà l’intervento del consorzio di garanzia, capitanato da Ubs, che si avvia invece a incassare lauti compensi.