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Fondazione: per Mansi subito il dossier alleanze

Domani la Fondazione Monte dei Paschi volta pagina. Al vertice dell'Ente che controlla il 33,5% di Banca Mps si prepara a salire Antonella Mansi.

Fondazione: per Mansi subito il dossier alleanze

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di Cesare Peruzzi

Domani la Fondazione Monte dei Paschi volta pagina.

Al vertice dell'Ente che controlla il 33,5% di Banca Mps si prepara a salire Antonella Mansi.

Dopo le consultazioni e gli incontri degli ultimi giorni tra le istituzioni senesi, e dopo il ritiro della candidatura del costituzionalista piemontese Francesco Pizzetti, annunciata venerdì sera, il nome della vice presidente di Confindustria è l'unico rimasto in corsa e, a meno d'imprevedibili sorprese (che sconfinerebbero nell'autolesionismo), lunedì riceverà dalla deputazione generale il consenso indispensabile, cioè almeno 11 voti su 14.

Mansi occuperà la poltrona lasciata libera (per scadenza di mandato) da Gabriello Mancini, in carica dal 2006: un'imprenditrice di 39 anni al posto di un manager pubblico di 67; una donna lontana dalle correnti di partito e con un temperamento molto determinato, rispetto a un uomo caratterialmente incline al compromesso, la cui vita professionale è stata permeata dalla politica (era ai vertici della Dc senese nel '73, un anno prima che nascesse chi oggi lo sta per sostituire). La svolta è evidente. Proprio a questo cambio di passo si affidano le istituzioni locali per cercare di salvare il salvabile, rimettendo in sicurezza la Fondazione che oggi ha la quasi totalità del patrimonio bloccato in azione Montepaschi, interamente vincolate a garanzia di un debito di 350 milioni che pesa sul bilancio per più di 20 milioni all'anno.

È questa la prima emergenza che dovrà affrontare la nuova Fondazione.

Ogni giorno che passa escono soldi per pagare gli interessi sull'esposizione finanziaria dalle casse già vuote di Palazzo Sansedoni, costrette a ridurre a 5 milioni appena le erogazioni filantropiche che ai tempi d'oro, nel 2008, avevano abbondantemente superato i 200 milioni.

La seconda emergenza, sempre di natura economica, riguarda la prospettiva di non ricevere dividendi da Banca Mps ancora per qualche esercizio, con la necessità conseguente di reperire mezzi almeno per la gestione ordinaria.

Il terzo nodo da sciogliere per Mansi e la sua squadra (domani saranno nominati anche quattro amministratori e il collegio sindacale) è strettamente legato ai primi due. La strada per chiudere l'indebitamento (350 milioni appunto) e fare cassa (almeno 100 milioni) passa infatti dalla vendita di un pacchetto di titoli Montepaschi, tra il 12 e il 15% della terza banca italiana (a seconda degli andamenti di Borsa).

Con i numeri attuali vuol dire passare dal 33,5% a meno del 20% del gruppo di Rocca Salimbeni presieduto da Alessandro Profumo, rimescolando gli equilibri azionari, in una fase in cui Siena sta trattando con l'Unione europea, attraverso il Tesoro, la conferma di 4 miliardi di aiuto pubblico (a un tasso d'interesse iniziale del 9%) ricevuto con l'emissione dei Monti bond.

La tempistica non aiuta.

Se infatti, com'è augurabile, il confronto con Bruxelles si concluderà rapidamente in modo positivo, Banca Mps punta a realizzare il piano di ristrutturazione e rilancio a cui sta lavorando l'amministratore delegato Fabrizio Viola, che prevede nel 2014 di varare un aumento di capitale di almeno un miliardo. Operazione finalizzata a restituire una parte dei Monti bond, ma off limits per la Fondazione (senza soldi e impegnata a diversificare il proprio rischio), che così si diluirà ulteriormente.

Per questo motivo, tra gli obiettivi strategici della nuova presidente Mansi c'è quello d'individuare in tempi rapidi, possibilmente entro il 2013, uno o più soggetti interessati a investire nel Monte con cui stringere un'allenza.

Sarebbe la quadratura del cerchio: l'unico modo per la Fondazione di risolvere i problemi restando un punto di riferimento nell'azionariato della banca, ruolo a cui Siena non vuole rinunciare. L'impresa è difficile, ma non impossibile.


© RIPRODUZIONE RISERVATA


Da: ilcorriere.it

Mps, Mansi verso l'unanimità. «Sarà la banca delle imprese»

Domani il voto, sempre più probabile la fumata bianca che porterà la vice di Confindustria al vertice

Sempre più probabile la fumata bianca che lunedì porterà Antonella Mansi alla presidenza della Fondazione Mps. Secondo quanto si apprende la vice presidente di Confindustria avrebbe già preso la residenza nel senese, a Chiusi, rispondendo così al requisito richiesto dallo statuto di Palazzo Sansedoni per la carica di presidente. Resterebbe invece da sciogliere l'altro nodo fondamentale legato all'incompatibilità tra l'attuale carica di presidente della Banca Federico Del Vecchio (Gruppo BancaEtruria) e il possibile nuovo incarico al vertice della Fondazione Mps.

Antonella Mansi però starebbe attendendo solo l'ufficialità della nomina a Siena per dimettersi da presidente della Banca Del Vecchio. Una pratica che potrebbe essere svolta nel periodo che intercorrerà tra la probabile nomina e l'insediamento a Palazzo Sansedoni. Sulla candidatura della Mansi la deputazione generale convocata per lunedì 2 settembre potrebbe convergere all'unanimità superando la maggioranza richiesta di 11 membri su 14. Difficile infatti che sul tavolo di discussione possa essere messa un'altra candidatura dopo il definitivo abbandono di Franco Maria Pizzetti che ieri in serata ha comunicato come fosse stato il sindaco di Siena Bruno Valentini a informarlo di rinunciare a sostenere la sua candidatura «al fine di favorire la massima convergenza della deputazione su un nome più condiviso».

 

 

E proprio il sindaco della città del Palio spiega: «Si è trovata sintonia tra gli enti nominanti credo proprio che la stessa sintonia possa verificarsi anche tra i deputati chiamati ad esprimersi sulla candidatura Mansi che mi sembra abbia grandi capacità relazionali. L'emergenza finanziaria - ha aggiunto Valentini - sarà la priorità da affrontare per il nuovo presidente e per la nuova deputazione amministratrice. Serviranno cuore, coraggio e competenza».