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MPS, UDIENZA CHIAVE

Servizio giornalistico andato in onda sul TG1

MPS, UDIENZA CHIAVE

Da RAI TV - TG1


L'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena. In aula la testimonianza dell'amministratore delegato della banca, Fabrizio Viola. Federico MonechiL'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena. In aula la testimonianza dell'amministratore delegato della banca, Fabrizio Viola.

Federico Monechi


Da 


Mps, Viola depone: a Baldassarri
una buonuscita da 830mila euro

Per l'ex capo della finanza del Monte dei Paschi, pivot della "banda del 5 per cento", anche una lettera di encomio siglata da Mussari. Secondo l'attuale amministratore delegato il "grave danno d'immagine" si è riverberato sulla fuoriuscita della raccolta diretta. "C'erano dubbi su Alexandria, ma mancavano le prove"

MILANO - L'ex capo della finanza del Monte dei Paschi, Gianluca Baldassarri, ha ricevuto una buonuscita di 830mila dalla banca e una lettera d'encomio firmata dall'ex presidente, Giuseppe Mussari. Lo ha dichiarato l'amministratore delegato della banca, Fabrizio Viola, nel corso del processo agli ex vertici dell'istituto imputati davanti al Tribunale di Siena per ostacolo all'autorità di vigilanza. Il manager ha risposto per tre ore alle domande dei difensori dei tre imputati, Mussari, Vigni e Baldassarri. Viola ha spiegato i motivi che già un mese dopo il suo arrivo in banca portarono alla risoluzione del rapporto di lavoro con l'ex manager. In particolare Viola ha citato una controparte della banca che lavorava con Baldassari, Enigma Sim, "che non era di elevato standing". La scelta di una controparte per le operazioni di finanza di una banca "è molto delicata". Da un'altra testimonianza è emerso che Baldassari ricevette, quando lasciò la banca (febbraio 2012), una lettera di encomio da parte dell'ex presidente Mussari. La lettera, scritta dallo stesso baldassarri, "fu edulcorata" nei contenuti da Mussari ha spiegato il teste, Valentino Fanti, dirigente a capo della segreteria della banca.

Parlando del derivato Alexandria, quello che ha sollevato il coperchio sulle perdite della banca più antica del mondo, Viola ha spiegato che Mps ha subito "un danno reputazionale molto grave" in relazione a quello scandalo esploso tra gennaio e febbraio 2013. Parlando nell'udienza al Tribunale di Siena per il processo per la ristrutturazione del derivato Alexandria, il cui impatto sui conti fu tenuto nascosto alla Banca d'Italia e alla Consob, Viola ha sottolineato che "l'enfasi" massmediatica dello scandalo ha creato "il danno reputazionale" da cui poi la Banca è "uscita con fatica" solo a partire da aprile-maggio 2013. Il danno si è concretizzato "in una fuoriuscita di raccolta diretta" per l'allarme creato sulla clientela.


Ricostruendo quella vicenda, Viola ha spiegato poi che i top manager del Monte avevano dei dubbi sull'operazione Alexandria, alla base del processo agli ex vertici dell'istituto per l'ostacolo alla Banca d'Italia, ma non avevano prove del suo collegamento con altre operazioni di finanziamento. Con la ristrutturazione di Alexandria la banca, secondo l'accusa, occultò perdite che avrebbero dovuto essere contabilizzate nel bilancio del 2009.

La prova è il mandate agreement con Nomura scoperto dalla banca nel settembre del 2012. "C'erano dei dubbi ma l'esatta contezza della modalità di contabilizzazione l'abbiamo avuta solo dopo il ritrovamento del mandate" che collegava alexandria a operazioni di finanziamento con sottostante titoli di Stato. Viola ha ricordato che il costo dell'operazione Alexandria sul bilancio della banca è stato di oltre 300 milioni (cifra contenuta nel restatement del bilancio attuato dalla nuova gestione).