Cerca all'interno del portale
Sfoglia per categoria

Piano Mps difficile ma non impossibile

Il piano di ristrutturazione di Banca Mps, che l'amministratore delegato Fabrizio Viola definisce «difficile ma non impossibile», comprende cinque fronti d'intervento: rafforzamento patrimoniale; taglio dei costi; riduzione del rischio conness...

Piano Mps difficile ma non impossibile

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Il Sole 24 Ore - che ringraziamo - esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di questo sito, che rimane autonoma ed indipendente.


di Cesare Peruzzi
FIRENZE - Non c'è solo l'aumento di capitale di almeno 2,5 miliardi. Il piano di ristrutturazione di Banca Mps, che l'amministratore delegato Fabrizio Viola definisce «difficile ma non impossibile», comprende cinque fronti d'intervento: rafforzamento patrimoniale; taglio dei costi; riduzione del rischio connesso al portafoglio titoli di Stato e ai prodotti derivati; vendita di attività e, infine, una migliore focalizzazione del modello di business, dando più spazio al canale online.
Il documento, presentato ieri in bozza al consiglio d'amministrazione presieduto da Alessandro Profumo, va incontro alle richieste del commissario europeo alla concorrenza, Joaquin Almunia e sarà approvato il 24 di questo mese. Poi, attraverso il ministero del Tesoro italiano passerà all'esame di Bruxelles, che ha due mesi di tempo per dare il via libera definitivo. L'aumento di capitale è previsto nel corso del 2014.
«Banca Mps è fiduciosa di portare a termine con successo l'elaborazione del nuovo piano e che lo stesso costituirà in futuro un elemento di attrattività nei confronti del mercato», sottolinea una nota di Rocca Salimbeni. «Il management della banca - prosegue - ha già avviato le azioni necessarie per recepire le linee guida del piano, che sarà sottoposto all'approvazione del consiglio d'amministrazione il 24 settembre».
Ingresso di nuovi soci, con la formula dell'azionariato diffuso che trasformerebbe il Monte in una vera e propria pubblic company; l'approdo in un grande gruppo, ineluttabilmente estero (il nome che continua a circolare è quello di Bnp Paribas-Bnl); nazionalizzazione della terza banca del Paese: se in tempi rapidi non arriverà qualche cavaliere bianco (di cui non si vede traccia), sono questi i tre scenari possibili. Tutti, in ogni caso, legati al successo (o al fallimento) del piano di ristrutturazione, sulla cui realizzabilità puntano sia Bruxelles che Roma, e adesso sembra cominciare a credere anche il mercato (titolo Mps in ripresa del 3,7% a 0,2074 euro).
La prossima mossa di Siena sarà il passaggio delle attività di back office alla cordata Bassilichi-Accenture, operazione in dirittura d'arrivo (l'accordo è atteso per fine mese) che trasferirà a una newco controllata da Bassilichi un business da circa 80 milioni all'anno, con 1.089 dipendenti (a cui sarà mantenuto il contratto dei bancari). La nuova joint venture, basata in Toscana ma con la prospettiva di operare a livello nazionale, sarà legata al Monte da un contratto di service della durata di 15 anni.
Se l'intesa tra Mps e Bassilichi-Accenture andrà in porto (ma la Fisac continua a chiedere la riapertura del confronto sindacale), non è escluso che proprio questo sia il terreno sul quale Viola potrebbe ipotizzare un allargamento del perimetro di attività da esternalizzare, arrivando in un secondo momento a comprendere il comparto dell'Information technology (altre 1.300 persone), secondo una tendenza che sta affermandosi in questo campo nel nostro paese, come dimostra la joint venture nel settore tra Unicredit e Ibm, annunciata martedì scorso.
C'è un mercato che si apre nei servizi per le banche e i due segmenti di attività, quello del back office e quello dell'It, sono collegati strettamente in filiera. Oltre a questa mossa, che porterebbe le uscite di personale dal gruppo verso quota 6mila, Viola ha intenzione di spingere sull'acceleratore delle dismissioni nel credito al consumo (Consum.it), nelle attività di leasing&factoring e negli immobili. Oltre a prevedere la chiusura di un altro centinaio di agenzie che si sommano alle 400 già dismesse.
È invece esclusa (oltre che fantasiosa) l'ipotesi circolata di una possibile vendita di Antonveneta: la banca, il cui acquisto rischia di rivelarsi esiziale per Rocca Salimbeni, è infatti ormai fusa nel il gruppo senese.
La strada delle cessioni potrebbe comunque ridurre non di poco l'esigenza di rafforzamento patrimoniale e contribuire alla restituzione anticipata dei 4 miliardi che il Tesoro ha prestato a Siena con la sottoscrizione dei Monti bond. Ma è una strada in salita, che solo una ripresa robusta del tono dell'economia potrà favorire.

 


Tag

piano, industriale, viola