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Gli ex vertici indagati per evasione

Mussari, Vigni e Baldassarri accusati di reati fiscali. I pm contestano tasse non pagate per 178 milioni

Gli ex vertici indagati per evasione

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da La Stampa - che ringraziamo - esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di questo sito, che rimane autonoma ed indipendente.


GIANLUCA PAOLUCCI
INVIATO A SIENA

C’è un ulteriore filone d’indagine nella complessa inchiesta sulle vicende della passata gestione di Monte Paschi. Si tratta di un fascicolo per reati fiscali relativi agli esercizi dal 2005 al 2008, per minor gettito per l’erario di quasi 180 milioni di euro. Undici gli indagati: l’ex presidente e l’ex ad Giuseppe Mussari e Antonio Vigni, Gianluca Baldassarri, il responsabile dell’area finanza in carcere per i reati legati alla «banda del 5%», Pier Luigi Fabrizi e Emilio Tonini, rispettivamente presidente e direttore generale fino al maggio 2006. Oltre ai manager Daniele Pirondini, Riccardo Ancilli, Massimo Molinari, Luciano Doveri, Paolo Bosio e Paolo Perego, questi ultimi due entrambi dell’area finanza alle dipendenze di Baldassarri.  

 

A tutti viene contestata la dichiarazione infedele, tramite una serie di complesse operazioni realizzate «al fine di evadere le imposte sui redditi», operazioni «artatamente strutturate con controparti residenti in paesi terzi (Regno Unito e Lussemburgo) sfruttando la disarmonia della normativa fiscale», scrive il pm Antonio Nastasi nell’avviso di fine indagini recapitato nei giorni scorsi agli indagati. In totale, le operazioni finite nel mirino della procura di Siena avrebbero portato a imposte evase per 177,79 milioni di euro. Le modalità operative sono analoghe a quelle che hanno portato al rinvio a giudizio per frode fiscale Alessandro Profumo, attuale presidente di Mps, per fatti però relativi a quando era alla guida di Unicredit. E due delle operazioni contestate sono le stesse sulle quali ha indagato la procura di Biella, che hanno portato all’iscrizione nel registro degli indagati dell’ex amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Corrado Passera.  

 

Le operazioni contestate a Mps sono infatti complessivamente 16, realizzate con controparti come Deutsche Bank, Lehman Brothers, Societe Generale, Dresdner, Bank of Australia e Royal Bank of Scotland. Due di queste operazioni, compiute con Barclays e Credit Suisse, hanno visto l’uso dei veicoli Naxos Investments ltd e La Defense plc, gli stessi utilizzati nelle operazioni contestate a Intesa Sanpaolo dalla procura di Biella. Operazioni passate da Biverbanca, istituto controllato prima da Intesa Sanpaolo e poi, nel 2007, passato a Mps. Le operazioni contestate rientrano tutte nel cosiddetto «abuso del diritto», ovvero sarebbero state realizzate in maniera formalmente legale ma al solo scopo di abbattere il carico fiscale del’istituto. Una pratica, quella di utilizzare le disarmonie fiscali tra i vari ordinamenti a fini elusivi, che nella seconda metà del decennio scorso è stata piuttosto diffusa presso vari istituti bancari. Fino a quando un cambiamento della giurisprudenza ha dichiarato sanzionabile l’abuso di diritto e una serie di indagini dell’Agenzia delle Entrate ha fatto emergere il fenomeno. A fine 2011, la stessa Mps ha pagato al fisco 298 milioni di euro per chiudere contestazioni fiscali superiori al miliardo di euro. Cifre analoghe sono state pagate da Unicredit, Intesa Sanpaolo e da una serie di altri istituti bancari.  

 

C’è anche dell’altro. A Vigni (difeso come Mussari dall’avvocato ed ex ministro Paola Severino), Baldassarri, Fabrizi, Tonini, Pirondini e Ancilli, in concorso con funzionari di Deutsche Bank «da identificare», viene anche contestato un reato più grave, la dichiarazione fraudolenta per un’altra operazione. La cessione a Deutsche Bank del pacchetto di azioni Bnl di proprietà dell’istituto senese. Operazione risalente al 2005, durante la stagione delle scalate bancarie. Secondo quanto ricostruito, i due istituti si sarebbero accordati per far figurare nei libri contabili di Mps come un’operazione di prestito titoli quella che in realtà era una cessione, portando ad una evasione di 39,8 milioni nella dichiarazione dei redditi del 2005. Su quest’ultima vicenda però non dovrebbero esserci sorprese: a dicembre il reato contestato sarà prescritto.